Tim Cook e la strategia con Trump: perché gli altri CEO vogliono imitarlo

Tim Cook e la strategia con Trump: perché gli altri CEO vogliono imitarlo

Tim Cook e la strategia con Trump: perché gli altri CEO vogliono imitarlo

Nel competitivo mondo delle Big Tech, l’approccio di Tim Cook alla gestione dei rapporti con Donald Trump sta diventando un caso di studio per i CEO di tutto il mondo. Durante il primo mandato dell’ex presidente degli Stati Uniti, il CEO di Apple adottò una strategia unica che gli permise di ottenere importanti benefici per l’azienda, evitando conflitti diretti con l’amministrazione.

Secondo un’analisi del Wall Street Journal, molti leader del settore tecnologico stanno cercando di imitare il “metodo Cook” in vista di un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. La strategia di Cook si basava su tre pilastri fondamentali: comunicazione diretta, focalizzazione su un tema alla volta e individuazione di interessi comuni.

A differenza di altri dirigenti, Cook evitava di affidarsi esclusivamente a lobbisti o rappresentanti delle relazioni governative, preferendo un approccio personale. Questo includeva chiamate dirette e incontri privati con Trump, durante i quali il CEO si concentrava su un solo obiettivo alla volta. Supportato da dati precisi e argomentazioni solide, Cook riusciva a mantenere la discussione focalizzata, evitando che si disperdesse in questioni secondarie.

Questo approccio si rivelò vincente in più occasioni. Nel 2017, Cook influenzò le politiche fiscali dell’amministrazione Trump, ottenendo importanti vantaggi per Apple. Due anni dopo, nel 2019, Cook riuscì a ottenere un allentamento delle tariffe commerciali, un risultato significativo per l’azienda di Cupertino.

In cambio, Cook dimostrò una notevole flessibilità diplomatica. Un esempio celebre fu quando Trump si attribuì il merito dell’apertura di uno stabilimento Apple ad Austin, che in realtà era operativo da anni e non era di proprietà diretta dell’azienda. In quell’occasione, Cook scelse strategicamente di non contraddirlo, mantenendo così un rapporto positivo con l’amministrazione.

Altri CEO, tra cui quelli di Boeing e FedEx, hanno iniziato a utilizzare approcci simili nei loro rapporti con Trump. Persino Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Google, avrebbe contattato l’ex presidente per informarlo del suo trend nelle ricerche, mentre Mark Zuckerberg di Meta avrebbe effettuato numerose chiamate per esprimere sostegno.

La tendenza è chiara: i leader tecnologici stanno riconoscendo il valore di un dialogo personale e mirato, dimostrando di aver abbandonato, almeno in parte, le tradizionali strategie di lobbying.

La “lezione Cook” evidenzia come, in un contesto politico complesso, la capacità di costruire relazioni personali e mantenere un dialogo costruttivo possa fare la differenza .Con il ritorno di Trump, questa strategia potrebbe diventare ancora più cruciale.

Tuttavia, resta da vedere se altri CEO saranno in grado di replicare con successo l’approccio pragmatico e diretto di Tim Cook.